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'Uno, nessuno e centomila' di Luigi Pirandello - letto da Veronica Salvi
Luigi Pirandello inizia il suo ultimo romanzo "Uno, nessuno e centomila" nel 1909, ma, soprattutto per l'avvio della sua fortunatissima carriera teatrale, riesce a concluderlo solo nel 1926. Come nel "Fu Mattia Pascal", anche in questo caso il tema centrale è quello dell’identità, o per meglio dire delle molteplici identità dell'io narrante, che, ricorrendo spesso al monologo tra sé e sé, indaga sulle molte sfaccettature della propria natura. Il protagonista può essere considerato uno dei personaggi più complessi del mondo pirandelliano, sicuramente quello con maggiore autoconsapevolezza, la consapevolezza che l'uomo non è Uno e che la realtà non è oggettiva. Vitangelo Moscarda passa infatti dal considerarsi unico per tutti (Uno, appunto), a concepire che egli è un nulla (Nessuno), attraverso la presa di coscienza dei diversi se stesso che via via diventa nel suo rapporto con gli altri (Centomila). Dal suo naso che "pende verso destra", ai centomila estranei che vivono in lui, alle centomila immagini che gli altri hanno di lui, il passo è breve e cercare di far impazzire proprio quei centomila che non si possono e non si potranno mai distruggere, sembra l’unica soluzione possibile. Per concludere, dunque, diciamo che Vitangelo Moscarda è il "forestiere della vita", colui che ha capito che siamo costantemente in trappola, schiavi degli altri e di noi stessi e che l'unico modo per vivere in ogni istante, è vivere attimo per attimo, rinascendo continuamente in modo diverso.